La fortuna esiste? Viviamo in un mondo in cui essere nel posto giusto al momento giusto può portare a risultati inaspettati. Ma in questo caso possiamo parlare di fortuna? Nel corso della storia molti intellettuali si sono approcciati all’argomento. E altrettanti studiosi ne hanno cercato tracce che la potessero rendere realmente tangibile e quantificabile per ogni individuo.
Prendiamo, per esempio, il caso di Leopardi. Secondo lo scrittore, mettendo a confronto due persone, una di vero valore ed una di falso (qualsiasi sia l’ambito di riferimento), la dea bendata tenderà ad appoggiare sempre la seconda persona. Per Seneca, invece, la fortuna rappresenta l’istante in cui il talento e l’occasione s’incontrano. E, di conseguenza, non esiste.
Ma chi ha ragione e chi torto? Purtroppo le variabili sono molte, in quanto ogni individuo è portato a valutare l’incisività della fortuna secondo le proprie esperienze. Non è possibile, quindi, avere un'idea oggettiva della presenza effettiva o meno nella vita di ognuno di noi. Se andiamo a prendere in considerazione, ad esempio, l’autore dello Zibaldone, sappiamo
che abbiamo a che fare con una persona particolarmente pessimista. E qualcuno che ha la tendenza a vedere il bicchiere sempre mezzo vuoto, difficilmente considera la presenza di eccezioni positive nell’esistenza umana.
Abbandoniamo per un attimo questo excursus letterario e filosofico e andiamo a concentrarci su qualcosa di più scientifico. Un recente studio ideato da due fisici dell’Università di Catania, Alessandro Pluchino e Andrea Rapisarda con la collaborazione dell’economista Alessio Emanuele Biondo, avrebbe preso in esame dei dati statistici al fine di valutare quanto la fortuna determini la sorte professionale di un individuo. L’analisi è stata eseguita usando come modello matematico il Talent vs Luck, che prende in esame il percorso lavorativo di un gruppo di persone per circa 40 anni. E crea una simulazione tenendo in considerazione valori come la determinazione, l’intelligenza e la capacità. Una volta creato ciò, il sistema provvede a dare vita a degli eventi casuali che possono essere a favore o meno dei soggetti presi in esame.
Dai risultati si è potuto notare come nella società moderna esista un’idea per cui il riconoscimento del singolo individuo venga spesso associato alla sua disponibilità economica. E questo provoca una profonda e sempre più in crescita accettazione delle disuguaglianze.
Questo processo mentale viene definito come “meritocrazia naive” dai tre studiosi, che ci hanno tenuto a precisare come questa filosofia di pensiero vada oltre le disuguaglianze dovute alle caratteristiche di ogni paese. Anzi, essendo super partes, tende addirittura ad eliminare il processo per cui la valutazione di un individuo nasce dai risultati ottenuti. Nello studio viene riportato come il talento sia importante per i successi nella vita di ognuno. Ma fa anche notare anche, come nella maggior parte delle situazioni, le persone con talenti mediocri siano supportati dalla fortuna. Cosa che invece non accade per quelli dotati. E
questa situazione viene supportata anche dal fatto che le persone veramente talentuose sono un numero molto ristretto. A differenza di coloro che dispongono di mediocri talenti. Ne consegue, quindi, che la fortuna, pur essendo distribuita ad ampio spettro, tenda a creare un numero maggiore di opportunità per i secondi.
I propri talenti vanno sempre curati e sviluppati. E, anzi, la scoperta di nuovi punti di forza serve per la crescita di ogni individuo. Ma, secondo questo studio, pare non basti per emergere ed avere successo. Per quanto un individuo possa avere delle enormi potenzialità, le sue chance saranno minori o maggiori in base al luogo in cui vive.
Ma facciamo un esempio pratico. Nei paesi anglosassoni si è sviluppata questa idea per cui avere un determinato cognome o appartenere ad uno specifico segno zodiacale possa avere influenze sugli incarichi di alto livello. E, quindi, aumentare le opportunità di essere assunti presso un’azienda prestigiosa e ricoprire ruoli manageriali. Per non parlare poi del proprio nome. Se è di facile pronuncia, si riuscirebbe ad ottenere un giudizio migliore da parte delle persone.
Quel che realmente emerge da questo modello è la cosiddetta curva a campana o gaussiana. Cioè il fatto che esistano persone poco o molto dotate. Mentre la maggioranza dimostra di avere delle capacità nella media.
Questi risultati dovrebbero portare ad avere, nel mondo, un gran numero di persone quantomeno benestanti. Invece, la curva della ricchezza dimostra come esistano un numero sempre maggiore di poveri. Mentre sono pochi quelli realmente ricchi. E il divario tra queste due fasce di popolazione è davvero immenso.
Tale situazione è data da molti fattori quasi ovvi. Partendo dal paese in cui l’individuo nasce piuttosto che dalla propria famiglia di appartenenza, si crea un effetto a cascata sulle chance o meno di successo. L’accesso a determinati percorsi di studio porta ad un ampliamento e ad un maggiore pregio delle proprie reti relazionali. Ne consegue, quindi, anche un incremento di possibilità di entrare in contatto con opportunità professionali e formative che non sono alla portata di tutti. E che determinano in modo sostanziale le proprie esperienze lavorative e, ovviamente, anche l’ammontare del proprio stipendio mensile.
Si consideri ad esempio che, purché cinica come frase, piuttosto che nascere ricco in un paese povero è più conveniente nascere povero in uno ricco. Dani Rodrik, famoso economista, aveva calcolato come il potere d’acquisto di una persona povera in un paese ricco possa essere il triplo rispetto a quello di un individuo nato ricco in un paese povero. Senza considerare le possibilità che, in base alla geografia, si possono avere nascendo in alcuni paesi. E’ ovvio, infatti, che l’accesso a strutture mediche e sanitarie di alto livello piuttosto che, appunto, a eccellenti percorsi di studio possano fare davvero la differenza nella carriera di una persona.
Per essere più chiari, la penicillina è stata scoperta nel 1929 a Londra. La radioattività la si deve alla fortuna del tedesco Roentgen nel 1895 e poi alla curiosità del francese Becquerel al Musèe d’Histoire Naturelle a Parigi. Per non parlare del grafene per cui il fisico russo Geim ha vinto un Nobel.
Questi esempi servono a far capire come le persone che hanno dedicato tempo ed energie a far crescere i propri talenti, hanno avuto anche la fortuna di nascere e crescere all’interno di una società che gli ha permesso di accedere a dei percorsi di studio avanzati. E ad opportunità che in altri luoghi non avrebbero avuto.
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