Al giorno d’oggi (ma anche nel prossimo futuro) il progresso tecnologico e produttivo è in grande accelerazione. E, con la pandemia appena avvenuta, l’era della tecnologia sembra dietro l'angolo. Allora su quali competenze puntare nel nuovo mercato del lavoro?
Nel corso degli ultimi tempi abbiamo visto scomparire taluni lavori e settori per dar spazio all’esplosione di nuove professioni ed altre attività innovative che si moltiplicano nell’era del capitalismo intellettuale e nell’attuale sfera evolutiva globale.
Ed ecco che a macchia di leopardo si dispiega il progresso tecnologico. La grandezza della città incide sulla velocità con cui questa evoluzione prende piede. Ma la costante rimane la creazione di nuovi posti di lavoro, di nuove professioni e di redditi più elevati.
Tale situazione, che possiamo definire effetto fionda, crea una crescita lavorativa che, come detto, coinvolge a cascata molteplici settori. Se, per esempio, l’azienda di turno inserisce all’interno del proprio organico nuovi elementi, queste risorse dovranno utilizzare il supporto di tassisti, barbieri ed altri servizi di prossimità. In questo modo, aumentano le richieste per i posti di lavoro. E, aumentando le opportunità lavorative, le zone limitrofe avranno un incremento demografico.
Questo trend, nel corso del tempo, vivrà di un’accelerazione dovuta a forti leadership e management che, collegati ad aumenti salariali ed a connessioni per la realizzazione di nuovi progetti ed idee, decideranno la fortuna o meno del paese.
Questo passaggio comporta anche sacrifici in termini di talune mansioni che verranno automatizzate. Grandi piramidi operative assottigliano il proprio schema organizzativo eliminando e digitalizzando passaggi intermedi di informazioni, potendo così trasmettere ordini dalla fonte alla base senza intermediari. In questo futuro le persone dovranno aggiungere skills e valore alla propria professionalità. In questo modo l’azienda li potrà considerare come insostituibili. A dispetto del cambio digitale.
Secondo studi attendibili esistono almeno sette trend lavorativi che, nei prossimi anni, prenderanno piede a causa della necessità delle aziende di avere leadership con una maggiore flessibilità volta al raggiungimento di obiettivi.
Ovvero la mancanza di talenti e la conseguente ricerca da parte delle aziende di figure che portino a zero questo gap. La pandemia ha bloccato il mondo del lavoro che ora è in ripresa. Ma, secondo l’Oecd, attualmente i mercati sono ancora lontani dagli standard pre-pandemia. E la corsa all’inflazione sta facendo arrancare i settori a bassa retribuzione. Ecco che le aziende hanno inserito questa nuova figura allo scopo di gestire i propri talenti con upskilling e reskilling utili a proteggersi da eventuali volatilità dei mercati, transizione verde, possibili crisi di approvvigionamenti ed inflazione.
Si tratta di una tendenza che nell’anno corrente sarà in costante crescita. Se spesso si porta l’attenzione sulle upskilling o le reskilling che dovrebbe avere il personale, in questo caso il focus è dedicato ai manager. E ha lo scopo di aggiornare le loro capacità di leadership, cultura aziendale, retention e rapporti tra colleghi. Il tutto volto ad una crescita dell’azienda. Per questo motivo molti brand hanno inserito una nuova figura, il mass coaching per la promozione delle diversità, che ha come obiettivo quello di creare una migliore attenzione verso i bisogni dei clienti e la gestione di conflitti interni. E, quindi, migliorare le capacità comunicative e far crescere il pensiero con spirito strategico. Questo serve a migliorare i talenti interni all’azienda ed a evitare continui turnover di personale.
Con questo termine intendiamo l’opportunità fornita ai dipendenti di accedere a nuove proposte di sviluppo e di crescita all’interno dell’azienda. Il talent retention ha un ruolo fondamentale in merito. Fornisce, infatti, un vantaggio competitivo alle aziende più dinamiche.
Soprattutto considerando che, attualmente, esiste un forte numero di realtà professionali che non è in grado di dare ai propri lavoratori uno sviluppo ed una cultura basati sulla crescita personale e professionale. Al momento, la maggior parte dei professionisti opta per un cambio di occupazione a causa di una mancanza di crescita. Oltre che ad una più giusta retribuzione ed ad un meritato equilibrio lavoro/ vita privata.
A tal proposito, risulta sempre più necessario un intervento da parte dei dirigenti che dovranno dare una più concreta attenzione a questa idea di valore aggiunto.
I Chro, ovvero i Chief Human Resources Officer, è un ruolo di cui sono rivestiti ad oggi i talent manager, nuove forze motrici per i piani strategici. Sebbene sia tratti di un trend nato dal 2020, con l’avvento del covid, avrà una forte ascesa in quest’anno, grazie ai consigli di amministrazione e manager c-suite che vengono sempre più spesso messi di fronte all’evidenza che, per avere un ottimo Ceo, si passa anche da un ottimo Chro. Non più da consultare, ma da rendere più operativo.
L'investimento nella circolarità della forza lavoro sarà presto il must nel 2023. Considerando che attraversiamo un periodo in cui i costi di energia e di approvvigionamento hanno un impatto sempre maggiore nelle aziende, la sostenibilità sta diventando un punto focale per le strategie di occupazione.
La capacità dell'azienda di creare valore a lungo termine si collega con sempre più vigore al benessere sia finanziario che fisico o mentale. E’ solo in questo modo che si riesce ad ottenere una migliore attrattiva verso i talenti in ascesa.
Dal momento che in qualunque settore è presente una forte concorrenza dettata dalla trasparenza, non è più necessario solo un ottimo processo di onboarding, ma diventa indispensabile anche la fornitura servizi per i dipendenti che sia in grado di garantire una migliore strategia di formazione.
Una delle prime affermazioni del nuovo ministro del lavoro Marina Calderone, nominata dalla premier Giorgia Meloni, riguarda la necessità di coinvolgimento delle agenzie private nel percorso domanda/offerta puntando all’inclusione attiva. Secondo il politico, bisogna promuovere una maggiore efficienza delle politiche del mercato ed una migliore protezione delle diverse occupazioni.
Questo è un tema molto sentito dai giovani che ritengono il metaverso una parte integrante del loro prossimo futuro lavorativo. Infatti, seguendo uno studio fatto dal Global Workforce of the Future, già il 46% dei giovani è portato a questo pensiero. Mentre il 67% ha già avuto modo di lavorare per una Dao. O, comunque, sarebbe in procinto di farlo.
Questa opportunità permette di avere la possibilità di accrescere il proprio potere decisionale su collaborazioni e tempi lavorativi. E, sebbene questi ultimi non abbiano ancora risposte in termini di responsabilità e di strutture di gestione, i leader aziendali non possono perdere la possibilità di tenersi aggiornati ed informati rischiando di perdere una fetta di mercato. Ossia quella dello smart working.
il lavoro da remoto è sempre più in ascesa. Soprattutto se si considera che il metaverso sta creando nuovi spazi di lavoro ed interazione tra colleghi, facendo cadere le barriere dello spazio. E migliorando gli engagement e le culture aziendali.
Pubblicato il 30 gennaio 2023 in Orientamento Lavoro da Lorenzo NincheriIl metaverso sta emergendo come una delle frontiere più entusiasmanti e promettenti del mondo digitale. Questo universo virtuale, che combina realtà aumentata, realtà virtuale e altre tecnologie digitali, offre nuove opportunità lavorative e modelli di business...
Scopri di piùLavorare in un'azienda tech può essere un'esperienza estremamente gratificante e stimolante. Queste aziende sono spesso all'avanguardia dell'innovazione, offrendo opportunità di crescita professionale uniche e un ambiente di lavoro dinamico. Tuttavia, inserirsi in questo settore...
Scopri di più